Amicizia e dipendenza affettiva
Le amicizie, nella storia di una persona, sono rapporti molto importanti, punti di riferimento fondamentali e possono essere anche più salde e durature delle relazioni d’amore. L’amicizia non richiede costanza e continuità: si può non vedere un amico per mesi o per anni e ritrovarlo, da un giorno all’altro, senza che nulla sia cambiato, le emozioni, la complicità sono intatte. L’amicizia risponde a bisogni complementari a quelli di un rapporto d’amore: con l’amico si può parlare di cose che il partner non capirebbe (i pettegolezzi e le confidenze femminili, la goliardia e il parlare di sport tra uomini). L’amicizia vive libera da obblighi e richieste, prescinde dal progetto, non ha futuro ma solo passato e presente.
Al pari dell’amore, anche l’amicizia per essere “vera” e fonte di benessere deve essere fondata sulla cooperazione e la reciprocità tra due persone in grado di mantenere la loro autonomia, nonostante un certo grado di reciproco bisogno. Quando invece ci troviamo di fronte a relazioni in cui l’amico è vissuto come un sostegno di un’autostima vacillante, non si può parlare di vera amicizia ma di forme malsane in cui si annida il seme della dipendenza affettiva.
Chi soffre di dipendenza affettiva non si ritiene degno d’amore e ne è estremamente bisognoso. Egli quindi, anche nell’amicizia come in amore, corre il rischio di instaurare un rapporto non paritario con l’altro, cercando di trovare nel rapporto di amicizia la conferma del proprio valore e il riempimento del proprio vuoto interiore. Queste persone tenderanno quindi a instaurare modalità di rapporto asimmetriche e simbiotiche.
Rapporto asimmetrico
Gianni ricorda che ai tempi del liceo non era molto popolare e veniva un po’ preso in giro, però era bravo a scuola e i compagni gli chiedevano una mano. Così aveva comiciato a rendersi disponibile e a passare i compiti e in questo modo si era fatto qualche amico. Ricorda ancora la fatica di quel periodo: studiare tanto per compiacere i genitori, praticare lo sport che piaceva al padre e poi trascorrere il tempo libero a casa degli amici e aiutarli nello studio per “comprare” il loro affetto.
Per meritare di essere amato, l’individuo può dimenticarsi di se stesso e dei suoi bisogni per dedicare tutte le sue energie a soddisfare i bisogni degli amici. Si prende cura dei suoi amici, li colma di attenzioni, acconsente a quasi tutte le loro richieste. Esce quando hanno voglia di uscire, anche se magari a lui non va. Si affretta a pagare il conto, fa dei favori, “compra” l’amicizia degli altri. In amicizia, come nella vita, chi soffre di dipendenza affettiva si impegna molto di più a compiacere gli altri che a soddisfare i propri bisogni e a fare ciò che gli darebbe veramente piacere. Questo, eccessivo dono di sé, che non viene compensato dall’altro, genera frustrazione e potrà essere vissuto come la prova del proprio scarso valore, alimentando il senso di vuoto.
Rapporto esclusivo e simbiotico
Giulia è arrabbiatissima con Francesca che, per un anno, è stata per lei più che un’amica: parlavano per ore al telefono, spesso passavano il week end insieme, tra loro non c’erano segreti. Adesso Francesca non si fa più sentire, nemmeno per sapere come sta. Giulia si sente tradita, non capisce il motivo di questa rottura e teme di instaurare nuovi rapporti di amicizia, per paura che chiunque prima o poi si stancherà di lei.
Proprio come in amore, chi soffre di dipendenza affettiva, potrà riprodurre un rapporto simbiotico con un amico importante, allo scopo di colmare il proprio senso di vuoto interiore. Sarà sempre con questa persona, aspetterà le sue telefonate, lo seguirà dappertutto e potrà arrivare ad essere geloso degli altri amici e persino di una sua eventuale relazione sentimentale: l’attenzione che l’amico distoglierà da lui sarà vissuta come disinteresse, potranno intervenire sentimenti di rifiuto e abbandono. In questo “fare coppia” questa persona tende a riproporre con l’amico il vecchio modo di relazionarsi intimistico e protezionistico dell’età infantile: cambia l’oggetto con cui porsi in relazione ma non cambia lo stile relazionale che ripropone il rapporto del bambino con i suoi genitori. Anche in amicizia, l’altro potrà alla fine sentirsi soffocare, arrivando ad allontanarsi da una persona così possessiva.
Una “vera” amicizia non può fondarsi sul diritto a ricevere dell’uno o dell’altro: è un rapporto paritario che arricchisce entrambi i membri della coppia e favorisce la crescita di ciascuno.
Vivere l’amicizia in modo sano significa accettare la propria e la altrui imperfezione, rispettare gli spazi dell’altro e non pretendere un’esclusività che non è in grado di garantire neppure un rapporto d’amore. Si tratta di abbandonare un modello ideale di amicizia e di comprendere che si tratta sempre, come in ogni relazione, di legami imperfetti che procureranno gioie e delusioni.
Le amicizie, anche le più intime, non sono perfette, richiedono, per essere coltivate, un senso del Sé, interesse per l’altro, empatia, impegno, perdono e indulgenza. Si tratta di relazioni che, come tutte, sono segnate dall’ambivalenza: amiamo e invidiamo, amiamo e siamo concorrenti. Desideriamo il bene dei nostri amici, siamo consci del nostro benvolere, ma a volte filtra attraverso la nostra coscienza la consapevolezza che, se non otterranno quell’aumento di stipendio, se non vinceranno quel concorso, potremmo non essere poi così dispiaciuti. Amore e odio fanno parte di ogni legame, anche dell’amicizia più sincera.
Una “vera” amicizia, fondata sul rispetto reciproco, capace di far sentire la persona amata e accettata per ciò che è può essere, essa stessa, il rimedio e la cura per chi soffre di dipendenza affettiva: può rappresentare il luogo in cui sperimentarsi nella propria capacità di amare in modo sano. Nell’amicizia, chi soffre di dipendenza affettiva potrà esercitarsi a tollerare la propria e la altrui imperfezione, ad accettare e a porre dei limiti, a riconoscere i bisogni degli altri e ad esprimere i propri, a dare accettando di ricevere in maniera equa.
L’amicizia è un rapporto più libero rispetto all’amore ed è più facile riconoscere che l’amico non ci appartiene, non può colmare i nostri vuoti ma piuttosto ci accompagna nella vita. Nel rapporto con persone che alla sera tornano ognuno a casa propria, è possibile fare esperienza, a piccole dosi, di affermazione di sé e dei propri bisogni e di momenti di assenza, silenzio e distanza dell’altro, con dei livelli di rischio più accettabili rispetto a un rapporto sentimentale. Per incamminarsi verso la guarigione dalla dipendenza affettiva bisogna imparare a non mettere in mano ad altri la propria felicità e non dimenticarsi di annoverarsi tra i propri amici.