Ansia, fobie, attacchi di panico: è tutto “sotto controllo”
Se state cercando un articolo che vi insegni a tenere sotto controllo la vostra ansia seguendo alcune facili regole o con qualche formula magica non leggete oltre, mi spiace, qui non c’è scritto quello vi aspettate. La buona notizia però è che su internet troverete molti articoli come quello che state cercando. Fate la prova: digitate sul motore di ricerca “ansia” il numero che preferite e “mosse” et voilà il gioco è fatto
Il mio intento è diverso: desidero condividere alcune riflessioni sui meccanismi dell’ansia patologica e sul sottile legame che esiste tra disturbi d’ansia e bisogno di controllo. Credo nell’importanza della divulgazione e mi muove la decisa convinzione che rendersi consapevoli, scoprire ciò che sta dietro alla paura, in modo un po’ meno magico, sia davvero molto utile per capire quali strade intraprendere per affrontarla.
Se state ancora leggendo, vi interesserà riconoscere che il bisogno di controllo, offre un’interessante lettura trasversale, è un grande tema che accomuna la maggior parte dei disturbi d’ansia.
Tutti abbiamo bisogno, in una certa misura, di esercitare un controllo su noi stessi e sulla realtà circostante per poter convivere con gli altri, ma in chi soffre di ansia, di attacchi di panico, di fobie l’esercizio del controllo appare irrigidito e la paura di perderlo portata all’estremo.
Si può osservare che spesso l’esordio di questi disturbi avviene in momenti della vita in cui degli eventi, piacevoli o spiacevoli (una perdita, un vissuto fallimentare, un aumento di responsabilità, la nascita di un figlio, il matrimonio) minano l’equilibrio precedentemente costruito e la propria illusione di controllo.
Inoltre chi soffre di ansia, di attacchi di panico, di fobie esprime sempre, in forma diversa, la paura di esporsi a esperienze incerte, imprevedibili o di perdere il controllo sulle proprie funzionalità corporee o sulle proprie emozioni.
Vediamo alcuni esempi:
- paura di arrossire
- paura di sudare
- paura di parlare in pubblico
- paura di morire, di impazzire
- paura di dire o fare cose spiacevoli
- paura di volare
Perchè ansia e controllo si presentano associati?
Le persone che soffrono di ansia sono persone che si sentono più deboli e insicure. In loro il normale movimento umano che spinge ognuno a migliorarsi, a muoversi da una condizione di “meno” a una condizione di “più” si polarizza in un pensiero antitetico che antepone una condizione di inferiorità intimamente vissuta a una condizione di superiorità intesa come un “dover essere”. Come direbbe Alfred Adler, il modo di pensare della persona ansiosa si serve di finzioni rafforzate e non di finzioni vitali:la persona ansiosa per mancanza di sicurezza in se stessa si aggrappa con forza alle proprie finzioni, al suo ideale di personalità, alla propria linea direttrice e si allontana dal mondo reale. Da un lato quindi la persona si vive come incapace di perseguire i propri scopi (andrà male, non ce la farò) e dall’altro lato, proprio per questo, li sente come irrinunciabili (non posso fallire, sarebbe terribile).
Il controllo diviene quindi un modo per limitare il proprio campo d’azione alle circostanze in cui la persona si sente in grado di dominare. Si ha paura di trovarsi in condizioni difficili, davanti a rischi esistenziali o affettivi troppo forti e quindi si riduce l’esplorazione. Il rischio è di ritrovarsi a regnare, sì, ma in un pianeta sempre più spoglio, come quello del “re” de “Il Piccolo Principe” di Saint – Exupéry.
Il circolo vizioso del sintomo
Capire il legame esistente tra disturbi d’ansia e bisogno di controllo consente di capire meglio il sintomo e di considerarlo, non semplicemente alla stregua di qualcosa di fastidioso, da eliminare, da mettere a tacere, ma come il segnale di una conflittualità profonda. Da questa prospettiva, l’attacco d’ansia, l’attacco di panico appaiono come eventi non privi di senso nella logica privata individuale anche se disfunzionali e fonte stessa di malessere in un circolo vizioso.
L’attacco d’ansia e l’attacco di panico si possono spiegare come un tentativo, di volta in volta con aspetti peculiari all’organizzazione dello stile di vita individuale, di mantenere una sorta di predittività, un controllo di fronte a ciò che ciascuno argina nell’universo dell’incontrollabile e del temibile: può trattarsi del mondo emotivo, piuttosto che di situazioni che espongono al giudizio, al fallimento ecc.
Sonia ha paura di prendere l’aereo e quindi non viaggia per lavoro.
Bruno ha un attacco di panico ogni volta che è alla guida dell’auto e quindi chiede di farsi accompagnare.
Anna non riesce a fare l’amore con il suo fidanzato: ogni volta che si trova in intimità avverte tachicardia ha una forte ansia.
Questi sintomi, nella logica privata dell’individuo, si possono considerare come “atti creativi”: inconsapevoli strategie per tutelarsi dalla sconfitta, per proteggersi da ciò che rischia di minare il proprio rigido ideale di personalità, il proprio bisogno di sentirsi, di volta in volta, forti, indipendenti, sicuri e non invece bisognosi, sconfitti, deboli, ridicoli.
E’ importante però ribadire che si tratta di strategie disfunzionali, controproducenti, che risultano di ostacolo alla possibilità della persona di realizzarsi, di partecipare e godere della vita e non fanno che alimentare il malessere, innescando un circolo vizioso di sofferenza.
Se da un lato l’attacco d’ansia, le fobie, gli attacchi di panico non espongono la persona all’ignoto e quindi ai rischi in esso presenti, dall’altro lato non fanno che confermare alla persona la propria inadeguatezza e quindi, in ultima analisi, aggravano il problema originario, favorendo l’evitamento e alimentando il sintomo stesso, in un movimento a spirale che acutizza sempre di più la sofferenza e il disagio.
Curare l’ansia
Da quanto detto, si comprende come superare l’ansia significa abbandonare le proprie mete di superiorità rigidamente costruite e passare da finzioni rafforzate a finzioni vitali.
Nella relazione terapeutica la persona ha la possibilità di rientrare in contatto con la propria autenticità, di allentare la tensione delle proprie finzioni rafforzate, di gettare la maschera e sentirsi bene essendo se stessa.
Bisogna lavorare per lasciare andare il proprio bisogno di controllo, accettare di non essere impeccabili, accogliere le proprie emozioni e l’imprevedibile che la vita ci propone per sperimentarsi nella vita e nel rapporto con gli altri. Si tratta di non aspettarsi di essere ciò che non si è, imparare a usare la propria sensibilità, le proprie emozioni e imparare a riconoscere il proprio vero valore.
A proprosito di “allentare il controllo” desidero chiudere con una bellissima poesia di Eugenio Montale:
PRIMA DEL VIAGGIO
Prima del viaggio si scrutano gli orari,
le coincidenze, le soste, le pernottazioni
e le prenotazioni (di camere con bagno
o doccia, a un letto o due o addirittura un flat);
si consultano
le guide Hachette e quelle dei musei,
si cambiano valute, si dividono
franchi da escudos, rubli da copechi;
prima del viaggio s’informa
qualche amico o parente, si controllano
valige e passaporti, si completa
il corredo, si acquista un supplemento
di lamette da barba, eventulamente
si dà un’occhiata al testamento, pura
scaramanzia perché i disastri aerei
in percentuale sono nulla;
prima
del viaggio si è tranquilli ma si sospetta
che il saggio non si muova e che il piacere
di ritornare costi uno sproposito.
E poi si parte e tutto è OK e tutto
è per il meglio e inutile.
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E ora che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuaratamente l’ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
ch’è una stoltezza dirselo.