Bulimia nervosa
“Sulla strada di casa l’impulso di abbuffarmi diventava sempre più forte. Riuscivo a fatica a guidare la macchina perché non pensavo a nient’altro che al cibo. C’è un negozio dove vendono krapfen lungola strada, mi fermavo e ne compravo un dozzina che cominciavo a sgranocchiare nel negozio e finivo regolarmente prima di arrivare a casa. Mi precipitavo a casa con l’impulso di abbuffarmi che cresceva sempre di più. Mescolavo la miscela per dolci e li mettevo nel forno. Poi mentre i dolci cuocevano cominciavo a mangiare la crema. Solo continuando a mangiare potevo attendere fino a che i dolci non uscissero dal forno. In poco tempo mangiavo 15 o 20 dolci e cominciavo a sentire nausea e imbarazzo: cosa avrebbero pensato le mie compagne di stanza se avessero visto che avevo mangiato 20 dolci? L’unica cosa da fare era finire gli altri 22 dolci, pulire la teglia e ogni cosa. Dopodiché arrivava la depressione. Andavo in bagno, mi mettevo le dita in gola e vomitavo. Non ci voleva alcuno sforzo c’era solo un vomitare immediato, sempre più forte fino a che dal mio stomaco non usciva più nulla eccetto un liquido verde pallido”.
La bulimia nervosa è un disturbo dell’alimentazione caratterizzato dall’introduzione, durante crisi che vengono solitamente chiamate “abbuffate” (situazioni in cui il soggetto riferisce spesso di non poter controllare l’impulso avvertito) di una grande quantità di cibo ( in preferenza dolci ma non solo). Alla fine di tali crisi compare di solito un senso di colpa insistente e tormentante per aver ceduto alla crisi e non è infrequente che si ricorra al vomito, all’uso di lassativi o ad attività fisica smodata nella speranza di consumare calorie o eliminare quanto più cibo possibile dallo stomaco.
Spesso a tale scopo vengono adottate tecniche particolari per riconoscere quando si è eliminato pressoché tutto il contenuto dello stomaco, come l’introduzione per primo di un cibo molto colorato (es pomodori) facilmente riconoscibile quando eliminato e indice che non vi è più nulla da espellere.
Si tratta di una condizione che, come l’anoressia, si presenta in prevalenza in persone di sesso femminile, anche se di solito più grandi (in genere il primo episodio si ha tra i 16 e i 20 anni). E’ un disturbo meno severo dell’anoressia ma che riguarda una percentuale di popolazione più ampia, toccando punte drammaticamente alte (se si contano anche le forme più lievi) in determinati contesti: ad esempio può arrivare al 25% della popolazione femminile in un contesto universitario. Si tratta di donne ossessionate dall’idea della magrezza e da visioni distorte dell’immagine del proprio corpo, ciononostante il loro peso non scende mai al livello pericolosamente basso che caratterizza l’anoressia.
Dal momento che la persona bulimica conserva un peso corporeo più o meno normale, il problema, diversamente che nell’anoressia, può restare nascosto sotto una facciata di normalità. Anche perché spesso la bulimica prova profonda vergogna e imbarazzo per i suoi sintomi. Da sottolineare la somiglianza (l’abbuffata, la perdita di controllo, i sensi di colpa) con molte esperienze vissute da persone affette da dipendenza da alcool, gioco, sostanze tossiche.
Alterazioni fisiche
Di solito, mentre all’inizio è necessario indurre il vomito, utilizzando ad esempio la stimolazione con le dita della faringe (determinando tipiche lesioni delle nocche) il soggetto riesce col tempo ad auto provocarsi il vomito senza alcuna stimolazione fisica. Tipiche sono, dopo mesi o anni, le lesioni dello smalto dei denti per l’opera erosiva degli acidi gastrici. Altre complicazioni non infrequenti sono squilibri elettrolitici dovute al vomito auto provocato e le esofagiti, i problemi odontoiatrici cui si accennava e, raramente, rotture esofagee o di coste durante gli sforzi espulsivi o morti da pesanti squilibri salini.
La struttura di personalità
Le persone che soffrono di bulimia variano notevolmente quanto a struttura delle personalità e costituiscono probabilmente un gruppo più eterogeneo dei soggetti anoressici. Vi sono tuttavia caratteristiche comuni a un gran numero di casi. Una di queste caratteristiche è la personalità “falso sé”, organizzazione della personalità “pseudo indipendente”. La personalità falso sé ha tipicamente i tratti di una giovane donna, efficiente e di bell’aspetto che tende ad avere successo nella scuola e nel lavoro e appare come un individuo indipendente e valido. Dietro a questa apparenza essa è turbata da sentimenti di bisogno, dipendenza e scarsa autostima. Questa scissione della sua identità deriva spesso da esperienze infantili in cui, a causa della mancanza di figure parentali adeguate ci si aspettava da lei un atteggiamento “falsamente maturo” che lasciava poco spazio all’espressione tanto della dipendenza come della ribellione. In conseguenza di ciò questi bisogni riemergono in forma scissa e nascosti agli altri nell’ambito dell’orgia alimentare: è solo nel privato della cucina e del bagno che la persona bulimica può abbandonare l’apparenza di perfezione e lasciarsi andare. La personalità falso sé è molto comune nelle persone bulimiche ma non è la sola. Alcune bulimiche hanno personalità borderline più gravemente disturbate dal punto di vista psicologico, per le quali il comportamento bulimico serve per allontanare una sensazione inquietante di frammentazione della personalità. Altre bulimiche sono invece affette sostanzialmente dai più comuni conflitti adolescenziali, per esse la bulimia è tendenzialmente un sintomo passeggero e superficiale, più facile da eliminare.
Trattamento terapeutico
Una delle funzioni primarie della psicoterapia di soggetti bulimici è quella di istituire una relazione nella quale la paziente permetta a se stessa di lasciarsi nutrire. Poiché d’altra parte per essa è difficile consentire che ciò accada (ha imparato a cavarsela da sola e a dirigersi sul cibo come mezzo di soddisfazione per colmare i suoi vuoti affettivi), la psicoterapia di questo disturbo può risultare spesso caratterizzata da arresti e riprese.
Criteri diagnostici per Bulimia Nervosa (secondo il DSM-5)
A Ricorrenti episodi di abbuffata. Un’abbuffata è caratterizzata da entrambi i seguenti:
- Mangiare in un definito periodo di tempo (es. 2 ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.
- Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (es. non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando)
B Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva.
C Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media almeno due volte alla settimana, per tre mesi.
D I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei
E L’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa
Per approfondire:
Gordon R. A., (1991),Anoressia e bulimia. Anatomia di un’epidemia sociale, Ed. Cortina.