Come diventare felicemente infelici
Se siete stanchi di tutti quegli articoli che propongono ricette per la felicità, se ne avete abbastanza di consigli su come raggiungere il benessere, questa lettura è ciò che fa per voi. E’ mia intenzione infatti proporre un programma sulla sofferenza, passando in rassegna alcune consolidate strategie per sabotare la propria vita e coltivare l’infelicità.
Frequentate persone negative. Se desiderate iniziare un programma sulla sofferenza dovete innanzitutto frequentare persone pessimiste: quelli che vedono il bicchiere mezzo vuoto, quelli che si lamentano della pioggia ma anche del sole, quelli che non amano la propria vita ma non fanno nulla per cambiarla. Evitate accuratamente le persone positive: il loro modo di pensare è rivolto all’azione e alla risoluzione di problemi. Ragionano in questi termini: “i problemi non esistono perché se hai abilità superi il problema e quindi non esiste, se invece non possiedi le abilità il problema non esiste perché non puoi farci nulla”. Con la loro calma e il loro ottimismo rischiano di distoglierti dal programma e non permetterti di sintonizzarti sulla sofferenza.
Evitate le persone che vi amano per quello che siete. Quelli che vi apprezzano per le vostre qualità e i vostri difetti e vi rimandano un’immagine positiva di voi. Evitateli perché rischiano di alimentare la vostra autostima e di convincervi del vostro valore. E più di tutto, se vi amano per quello che siete, sicuramente non sono oggettivi.
Concentratevi sui vostri difetti. Prestate attenzione a quel naso troppo grosso, a quella ruga che è comparsa in alto a destra, a quei chili di troppo. Mi raccomando convincetevi che il mondo non vede che questo. Vi posso garantire dei risultati eccezionali nel giro di qualche settimana perché più si attira la propria attenzione sui difetti più si diventa recettivi a questo modo di guardarsi, coltivando così dei brutti pensieri.
Sbrigatevi in tutto ciò che fate dal mattino alla sera. Evitate di prendervi del tempo per voi. State attenti a quelle persone che vi invitano a prendere un caffé al bar o ad andare a correre con loro, non siamo mica qui per giocare! Muovetevi, il tempo è prezioso, più si va in fretta più si produce.
Scegliete delle mete straordinariamente elevate. Imparate a porvi aspettative frustranti, ambite alla perfezione. Meglio sognare in grande piuttosto che impegnarsi in una “politica dei piccoli passi”, perseguendo scopi ragionevoli e raggiungibili.
Dopo un fallimento non rimettevi più alla prova. Fuggite, evitate tutte le situazioni rischiose: rimettendovi in gioco potreste cadere ancora. Non mi dite che anche voi siete convinti che, per imparare ad andare in bicicletta, dopo una caduta bisogna salire di nuovo in sella! Meglio non illudersi e accettare il fallimento, bisogna guardare le cose per ciò che sono. D’altra parte la vita è un continuo succedersi di eventi spiacevoli e frustranti.
Ponetevi “domande senza uscita”. E’ importante imparare a formulare a se stessi domande che non portano ad alcuna soluzione. Queste domande hanno il grande vantaggio di disorientare e creano un malessere generale. Se ad esempio avviate un rapporto sentimentale chiedetevi: “quest’uomo corrisponde alle mie aspettative? Ho forse bisogno di sicurezza? Se è così non posso continuare il rapporto perché poi ne dipenderò. Lo amo realmente? Ma cosa voglio?”. Analoghe domande si possono porre rispetto al lavoro e ad altri ambiti di vita. Questa tecnica è in grado di bloccare ogni azione e creare un profondo sconforto.
Esercitatevi nelle profezie che si realizzano da sé. Convincetevi che oggi le cose andranno per il verso sbagliato, che il vostro esame, il vostro appuntamento andranno male e agitatevi al punto tale da pregiudicare la vostra prestazione e da rovinarvi davvero la giornata. Le profezie che si autoavverano hanno un effetto magico e hanno quindi un posto molto importante nel repertorio di ogni aspirante all’infelicità.
Una volta riconosciute queste tecniche di autosabotaggio potrebbe venirvi voglia di invertire la rotta e uscirne. Ma non lasciatevi tentare, la felicità non è qualcosa che è riservato a voi, ma agli altri.
Bibliografia: – Watzlawick, P. (1984) Istruzioni per rendersi infelici, Ed. Feltrinelli
– Rolla, E. (1994) Lo scomportamento, Società Editrice Internazionale