Crisi di mezza età
Esco con i soliti amici, andiamo nel solito locale a bere una birra, mi guardo intorno e mi accorgo che sono tutti più giovani di me. Guardandomi allo specchio da un giorno all’altro mi capita di notare un capello bianco, una ruga che, potrei giurare, ieri non c’era. E i ragazzi con cui mi vedevo, quando hanno cominciato a perdere i capelli?
Raggiungendo a circa 40 – 50 anni quegli anni ponte che ci portano dalla prima alla media età adulta molti attraversano quella che si definisce “crisi di mezza età”. Si tratta di una transizione che può anche portare una grande crescita interiore, ma prima di giungere a questi risvolti positivi bisogna accettare le perdite inevitabili e abbandonare, lasciare andare il nostro giovane sé.
Si tratta di un periodo della vita in cui ci si trova a fare un bilancio tra i propri sogni di realizzazione, le proprie aspettative e quanto si è raggiunto. Si tratta inoltre di un’epoca in cui si comincia a fare i conti con il proprio invecchiare e con gli inevitabili cambiamenti del proprio corpo.
Per l’uomo, per una questione culturale, potrà essere più sentito il bilancio e l’eventuale senso di fallimento e delusione dovuto alla presa di coscienza degli obiettivi disattesi.
Il declino della bellezza giovanile è invece, in genere, più doloroso per le donne, perché gli uomini possono essere rugosi e calvi ed essere ancora visti come sessualmente attraenti. Così una donna potrebbe temere di invecchiare perché l’età la deruba del suo potere, il potere sessuale di attrarre un uomo, una perdita di potere e di possibilità, un elemento di debolezza.
In ogni caso, in ogni dolore e in ogni cambiamento fisico e nelle diminuite capacità ognuno scopre dei presagi della propria mortalità. E osservando il declino dei propri genitori, che a volte non è così sottile, ci si accorge che presto si perderà quello “scudo” tra noi e la morte e che, dopo la loro morte, sarà il nostro turno.
Inoltre l’invecchiare dei genitori e l’aumentare dei loro bisogni intacca il nostro tempo e la nostra serenità. Con impazienza, risentimento, dispiacere e sensi di colpa che sono a volte superiori al nostro amore ci prepariamo a dare spazio emotivamente e fisicamente alle loro aumentate dipendenze. Come adulti responsabili cerchiamo di fare del nostro meglio, anche se preferivamo essere genitori dei nostri figli. Ma scopriamo, con un insieme di diverse emozioni, che anche questa esperienza giunge al termine. Perché i nostri figli se ne stanno gradualmente andando, in altre case, in altre città, in altri paesi. Vivono al di là del nostro controllo e delle nostre cure e, anche se nei “nidi vuoti” ci sono dei vantaggi, dobbiamo reinventare un rapporto di coppia e accettare di non essere più quelli del “chiedo a mamma e papà”.
Alcuni potranno reagire ai cambiamenti trincerandosi nelle loro posizioni, rifiutando di adattarsi e resistendo, aggrappandosi ai propri poteri. Insistono per avere un controllo sui figli, cercano partner nuovi e più giovani, restaurano i loro corpi con la chirurgia estetica, i cosmetici. Come una quercia che non si piega durante una tempesta, rischieranno di spezzarsi di fronte all’inevitabile incombere della realtà.
Altri potranno reagire distraendosi e riempiendo il proprio tempo: corrono troppo in fretta per accorgersi di quello che hanno perso. Si impegnano in uno sviluppo esterno piuttosto stancante piuttosto che in quello interno.
Altri ancora potranno vivere una vera e propria depressione: essere amareggiati, annoiati “è tutto qui?” o dolorosamente delusi per non essere riusciti a raggiungere i propri ideali, i propri scopi.
Se si arriva alla boa dell’età di mezzo con conflitti importanti non ancora risolti, molto probabilmente verranno rivissute le angosce del passato.
L’uscita dei figli da casa potrà riacutizzare antiche angosce di abbandono. La perdita o la prospettiva di perdere la bellezza potrebbe essere vissuta da una personalità narcisista come fatale. La perdita del proprio ruolo lavorativo, potrebbe gettare in una confusione panica chi non aveva mai stabilito un nucleo centrale di identità, una sicurezza indipendente dalla propria definizione esterna.
Ma anche chi ha una struttura di personalità più robusta dovrà inevitabilmente affrontare una crisi evolutiva.
Quando la crisi di mezza età è vissuta con angoscia e depressione è sempre importante chiedere aiuto, rivolgersi a uno specialista che possa aiutare a mettere a fuoco il problema e affrontarlo nel modo più costruttivo possibile.
Ma nella maggior parte dei casi la crisi di mezza età è una transizione naturale, una crisi evolutiva che può essere facilmente superata e può dare vita a una rinascita. Riconoscere, accettare le perdite e avere maggiore consapevolezza dei propri limiti, della propria mortalità ci costringe a fare i conti con chi siamo e chi vogliamo essere e ci può aiutare a capire ciò che è davvero importante per noi, mettendo da parte ciò che è futile. Per poter rispondere a tali interrogativi è richiesto il coraggio di guardarsi dentro, affrontando un viaggio interiore spesso tortuoso e per nulla scontato. È un viaggio, però, che al di là delle sue difficoltà, potrà aiutarci a rivelare parti di noi finora sopite, escluse, non riconosciute, permettendoci da una parte di riconciliarci con i nostri desideri, pensieri, sentimenti e dall’altra aprendoci a prospettive ancora inedite del nostro vivere, attraverso cui riappropriarci della responsabilità e libertà di realizzare i nostri valori e significati di vita.