Genitori che non fanno crescere
I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore, ma non le tue idee.
Perché loro hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo, ma non alla loro anima.
Perchè la loro anima abita nella casa dell’avvenire, dove a te non è dato di entrare, neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro ma non volere che essi somiglino a te.
Perché la vita non ritorna indietro, e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.
KHALIL GIBRAN
L’obiettivo della relazione genitori – figli dovrebbe essere quello di favorire l’autonomia, l’indipendenza e la crescita dei figli stessi: è in famiglia che i ragazzi dovrebbero trovare lo slancio verso l’esterno e allenarsi a diventare adulti. Fallire questa trasformazione e questa crescita significa condannare i figli ad un’eterna infanzia e alimentare l’insicurezza e il disagio.
L’infantilizzazione e la protezione eccessiva hanno molte conseguenze negative e ostacolano la crescita dei figli. Pensiamo ad esempio a un bambino che sta imparando a vestirsi da solo e per fare questo impega molto tempo. Nella fretta di uscire per accompagnarlo a scuola, si potrà continuare a vestirlo. Ma continuando a sostituirsi a lui in un compito di cui è capace non si fa che ridurre il suo senso di autonomia, anche se ciò viene fatto per un motivo assolutamente legittimo.
Adesso che ci siamo rappresentati questo scenario, riflettiamo su ciò che può accadere in quelle famiglie in cui uno o entrambi i genitori iperproteggono e non incoraggiano la crescita dei figli, anche una volta superata l’infanzia. L’iperprotezione e l’abuso di indulgenza potranno avere delle gravi conseguenze e favorire una spirale di dipendenza.
Quali cause?
La difficoltà di separarsi dai figli e lascirli crescere può avvenire in molti modi diversi e avere molte cause che dipendono dalla storia di ciascuno e dalla dinamica familiare. Vediamone alcune.
Genitori ansiosi . Sono iperprotettivi e controllanti perché sono animati da angoscia e paure eccessive. Essi limitano la libertà dei loro figli, non gli permettono di mettersi alla prova e di sperimentare le loro risorse perchè non possono tollerare di vedere i loro figli farsi male, fare un errore o fallire.
Genitori male amati, animati dall’angoscia dell’abbandono. Mantengono con i loro figli un legame simbiotico che implica la dipendenza reciproca. Lasciare andare un figlio, lasciarlo crescere significa vivere la perdita di una relazione fusionale e questo è vissuto come un lutto. Questi genitori faranno fatica a considerare i loro figli adulti come degli adulti perché hanno bisogno di mantenere il loro ruolo di genitori. Questo li renderà indispensabili nella vita dei figli che hanno reso insicuri e dipendenti.
Genitori narcisisti. Hanno bisogno che i loro figli restino dipendenti da loro per sentirsi importanti, pieni e realizzati. Questi genitori trattano i figli come eterni bambini bisognosi e vulnerabili che da soli non potrebbero farcela ad affrontare il mondo.
Segnali di qualcosa che non va
Vediamo alcuni segnali caratteristici di un eccesso di cura da parte dei genitori che non incoraggia la crescita:
- I genitori si occupano dei figli anche in quelle situazioni in cui non ci sarebbe bisogno di aiuto e di protezione
- Sono intrusivi e coinvolti in modo eccessivo nella vita dei figli
- Cercano di evitare ogni condizione spiacevole sul piano fisico ed emotivo, impedendo ai figli di fare fronte alle conseguenze dei loro comportamenti.
- Non sono in grado di stare accanto e contenere la sofferenza dei figli: se c’è un problema va risolto.
- Considerano il loro figli come un prolungamento di loro stessi e non come persone a sé stanti.
Effetti sui figli
Non promuovere la separazione e la crescita, far vivere i figli nella bambagia proponedo loro una vita senza ostacoli e priva di sofferenza rende i figli insicuri, dipendenti, fragili e annoiati. Il futuro adulto, dovendo prima o poi fare i conti con la realtà esterna, sarà una persona spaventata, bloccata di fronte alle scelte e bisognosa della continua approvazione degli altri.
Come uscirne
La sfida più difficile quando si cresce in un ambiente familiare infantilizzante è di imparare a prendere le distanze dai propri genitori accettando le loro imperfezioni e guadagnare fiducia e rispetto per se stessi. Prendere le distanze è un concetto emozionale che non ha nulla a che fare con la prossimità fisica. Questo significa non reagire, non prendere le cose personalmente e non sentirsi responsabili per i desideri, i bisogni, i sentimenti di qualcun’altro. Finché non si fa la pace con il proprio passato e si coltiva l’aspettativa di poter cambiare i propri genitori, si rischia di continuare a oscillare tra sentimenti di rabbia e sensi di colpa restando ancorati a una dinamica familiare che non permette di crescere. Diventare adulti e tagliare il cordone ombelicale vuol dire avere il coraggio di accettare se stessi e gli altri per quello che sono e, a partire da questo sentimento di accettazione, legittimare se stessi, le proprie emozioni, i propri bisogni, le proprie imperfezioni e rinsaldare giorno per giorno la stima per se stessi.