Gestire la rabbia
Spesso, quando si prova rabbia la si usa in modo inappropriato, così che diventa un sistema emotivo impazzito, quando potrebbe essere incanalata in forme e modalità più utili e appropriate.
Comunemente si ritiene che la rabbia assuma sempre le stesse forme di espressione: grida, porte sbattute, invettive e accuse. Invece la rabbia può manifestarsi in molti altri modi: può essere espressa con comportamenti chiassosi e clamorosi, ma anche con frustrazione, fastidio, stizza, brontolii, spirito polemico e tutta una serie di altri atteggiamenti.
A prescindere dalle sue manifestazioni, la rabbia è prima di tutto un istinto di autodifesa: la si prova quando si deve far fronte a circostanze indesiderate che implicano biasimo, ostinazione, litigiosità e repulsione. Dietro la rabbia, si nasconde una forte richiesta di convalida personale. Gli individui rabbiosi asseriscono che i loro bisogni non vengono riconosciuti in modo adeguato e che altri non rispettano i loro valori e le loro opinioni fondamentali. Nella loro rabbia, desiderano rivendicare il proprio valore personale, la propria dignità e l’apprezzamento che sentono loro dovuto.
Gestita in modo adeguato, la rabbia può essere un’emozione vantaggiosa, perché ci incita a sostenere con fermezza ciò in cui crediamo. Può spingerci ad affrontare le questioni, a cercare di riportare l’armonia, a tentare di correggere i problemi.
Tuttavia, se non viene incanalata in direzioni positive, la rabbia può essere più distruttiva che costruttiva. Vediamo un esempio: “ Rientrando a casa non sapevo mai come avrei trovato mia moglie. Spesso si arrabbiava con me all’improvviso e si lanciava in un attacco a oltranza contro il mio carattere oppure criticava il nostro tenore di vita che a me appare più che dignitoso. A volte, io peggioravo i nostri scontri ricorrendo al sarcasmo e alla polemica. Alzavo la voce e, prima ancora di rendermene conto, stavo urlando”.
Per quanto non sia irragionevole arrabbiarsi, lo svantaggio è che, con il comportamento distruttivo associato alla rabbia, si perde la validità del messaggio che si vuole trasmettere. Per evitare che la propria rabbia diventi distruttiva bisogna tenere a mente che si può sempre scegliere come comportarsi quando ci si sente travolti da questo sentimento. Pensando in termini di scelta si può cominciare a recuperare una padronanza emotiva.
Quali forme può assumere la rabbia?
- La rabbia repressa. A volte, per evitare conflitti e tensioni, si può essere tentati di reprimere i propri sentimenti, di tenerli dentro. Ma la rabbia repressa rischia di alimentare, alla lunga, un cronico senso di frustrazione e amarezza. La rabbia, se repressa, non sparisce; come l’acqua che, attraverso le crepe, filtra nelle pareti, la rabbia lentamente si deposita in una piega della personalità e la danneggia: spesso è causa di depressione, alimentata dal senso di sconfitta derivato dalle perdite e dall’invalidazione; di solito è anche all’origine di ansia, disillusione, risentimento e cinismo. Quando reprimete la vostra rabbia, comunicate che difendervi è troppo difficile, e in definitiva svalutate la fiducia in voi stessi.
- La rabbia espressa e aggressiva. La rabbia aggressiva è alla base di comportamenti avventati e nocivi: come gridare, imprecare, accusare, litigare, agire in modo riottoso, indurre il senso di colpa e umiliare. La rabbia aggressiva può scaturire da una causa legittima, dal legittimo desiderio di difendere la propria dignità, ma finisce col pregiudicare i risultati.
- La rabbia passivo – aggressiva. Anche la rabbia passivo – aggressiva (agire in modo manipolatorio, rifiutarsi di parlare, non accondiscendere ma senza strepiti, agire per dispetto, evitare contatti e calunniare alle spalle) si fonda sul desiderio di rivendicare i propri bisogni e le convinzioni personali, anche se è accompagnata da comportamenti frustranti. Questo tipo di rabbia, come quella aggressiva, può danneggiare le persone che la subiscono, ma a causa dell’elemento passività, viene celata, permettendo alla persona arrabbiata di non dover rendere conto delle sue azioni; quindi è più ambigua. Chi esprime la rabbia in modo passivo – aggressivo in realtà provoca l’interlocutore, perché mira a farlo esplodere per primo per poter scaricare su di lui la responsabilità e l’onta dei propri accessi di ira.
- La rabbia assertiva: mostrarsi equi e risoluti. L’assertività, come gli altri modi per esprimere la rabbia, è un sistema per difendere i propri bisogni e le proprie convinzioni, ma a differenza degli altri modi, dimostra rispetto per gli altri. Se usata in modo appropriato, l’assertività permette a tutte le parti coinvolte di mantenere la propria dignità e consente di gestire la rabbia in modo da ottenere un risultato migliore per tutti. Gli obiettivi delle persone assertive sono costruttivi e non distruttivi. Le persone assertive sanno di poter difendere meglio se stesse ricorrendo a un sistema costruttivo e lasciando aperta anche agli altri la possibilità di trarre benefici dallo scambio.
Gestendo la vostra rabbia in maniera assertiva farete sapere agli altri che credete in voi stessi. Non c’è bisogno di usare un tono di voce aspro: con tranquillità e sicurezza potete comunicare che credete nella legittimità dei vostri bisogni e delle vostre convinzioni, pur continuando a comportarvi in modo rispettoso verso gli altri. L’assertività non offre garanzie che il proprio interlocutore la riceva correttamente, ma è comunque il modo più utile di esprimere la propria rabbia, indipendentemente dalla reazione dell’altro.
L’assertività come risposta alla rabbia può manifestarsi in molti modi:
- dare la priorità al proprio buonsenso, anziché mostrarsi supini alle richieste altrui
- quando è necessario, dire “no” anche se può essere impopolare
- fare quello che si sa essere giusto, anche quando gli altri dicono di fare diversamente
- mantenere la propria posizione nonostante gli attacchi
- parlare con fermezza e senza divagare
- parlare di questioni spinose, anche quando può creare disagio
- affrontare i problemi con tempestività, anziché lasciarli sobbollire
- rimanere coerenti con le proprie decisioni: “no” vuole dire “no” e “sì” vuole dire “sì”.
- Rilasciare la rabbia. Anche se esprimere la rabbia in modo assertivo è il modo migliore di agire, potreste tuttavia non riuscire ad evitare le tensioni e il senso di frustrazione. A volte si può decidere più utilmente di rilasciare le rabbia per evitare di restare perennemente in una condizione di conflitto. Anche se potete pensare che la situazione non è equa e state vivendo un’ingiustizia, potete smettere di preoccuparvi della giustizia e dedicarvi alla vostra stabilità emotiva. Soppesando pro e contro si può decidere che se anche ci sarebbero i motivi per continuare ad essere arrabbiati è più utile seguire un’altra strada. Rilasciare la rabbia significa scegliere di vivere in modo equilibrato.
Ci sono diversi modi per rilasciare la rabbia:
- essere tollerante con i difetti e le debolezze altrui
- smettere di cercare di convincere l’altro e puntare verso altri obiettivi
- essere disposti a perdonare
- accettare che non si può sempre spuntarla in ogni discussione
- ammettere che le controversie emotive possono non concludersi
- subordinare la vendetta alla bontà
- sapere quando è più utile lasciare perdere una questione e scegliere in modo attento le proprie battaglie