L’allumeuse
Desidero qui presentare un profilo di personalità che, nel mio lavoro clinico, mi capita di incontrare più spesso indirettamente, attraverso il racconto drammatico di chi la vive o l’ha incrociata sul suo cammino e ne ha riportato le ferite, lo sconcerto, la delusione. Intendo parlare della seduttrice seriale, anche definita con il termine “allumeuse”.
Con questa parola francese (da allumer, accendere) si designa una persona di genere femminile (ma potrebbe trattarsi anche di un uomo) che si compiace di accendere il desiderio (relazionale, non soltanto sessuale) in un partner potenziale che, all’ultimo momento, viene respinto. Questa persona tende a fare molte vittime, a produrre disorientamento e mortificazione, perché, con i suoi atteggiamenti seduttivi, promette in maniera implicita e a volte inconsapevole di concedersi all’altro, prima di abbandonarlo al suo desiderio e ai suoi sentimenti, spesso in maniera brusca e sbrigativa.
Come si presenta
- E’ seduttiva
- Tende ad essere superficiale
- Cerca di porsi al centro dell’attenzione
- Drammatizza le emozioni
L’allumeuse rientra in una tipologia di personalità che la psichiatria psicodinamica qualifica come personalità isterica o istrionica. Si tratta di una persona che, nelle relazioni, tende ad essere teatrale, a recitare una parte. E’ una provocatrice, ma non utilizza soltanto armi visive per sedurre, il suo fascino non passa solo attraverso il fisico: il corpo è messo in avanti in maniera sottile, le parti del corpo sono esposte con misura ed efficacia, suggerite più che svelate. I capelli hanno un ruolo importante nella sua gestualità: li tocca, li fa ondeggiare, ci passa frequentemente la mano. Sa valorizzare parti del corpo con scarsa connotazione sessuale come polsi e caviglie. Sorride o ride molto, perché è apparentemente molto allegra. Vivace, attiva in società, ama le occasioni conviviali in cui si pone al centro dell’attenzione.
Sul piano personale e nelle relazioni sentimentali è un’incostante. Con l’avvicendarsi di condiscendenza e rifiuto, seduce e poi respinge il suo oggetto oppure vive una storia tumultuosa. Se possibile è lei che lascia l’altro, perché teme di vivere l’abbandono. Agendo per prima, gioca d’anticipo e ha la sensazione di mantenere il controllo della situazione, cosa per lei fondamentale.
Ha bisogno di libertà, pur temendo di stare da sola, per questo si contorna di amici e amiche. I suoi rapporti con le altre donne possono sembrare idilliaci, ma in realtà tra lei e il resto del genere femminile c’è grande competizione, perché in tutte vede potenziali rivali. Talvolta può arrivare a rubare il fidanzato a un’amica stretta, prima di rifiutare anche lui, dopo qualche tempo.
La vittima
Il rapporto con l’allumeuse rientra tra le forme di violenza psicologica, in quanto genera destabilizzazione, frustrazione e patimenti in quella che si può considerare la vittima. Non si tratta di un normale caso di amore non corrisposto, ma di una relazione disfunzionale fondata su una modalità di comunicazione paradossale che, in quanto tale, rischia di minare profondamente la stabilità psicologica di chi la subisce e alimenta la sua dipendenza emotiva. La vittima mette in gioco gran parte di sé alla ricerca di una grande felicità, mai conosciuta prima, che gli viene prospettata e che viene sistematicamente frustrata con il continuo avvicendarsi di messaggi, sempre impliciti e mai espressi in modo chiaro, di interesse e di rifiuto. Chi si trova in questo vicolo cieco ha l’impressione di essere caduto in una trappola. Come mi confida Luciano: “mi ha sedotto e poi si è ritratta, ne ero succube, come un drogato che sa che una cosa fa male ma la vuole”; “faceva i capricci per avermi con sé e poi non mi degnava di uno sguardo”, “per averla avrei fatto di tutto, mi sono umiliato, adesso sono felice quando non la vedo”.
Da carnefice a vittima di se stessa
Il gioco dell’allumeuse è un gioco perverso in cui il carnefice diventa vittima a sua volta, un gioco che rivela una profonda fragilità ed incapacità di lasciarsi andare e amare.
In questo tipo di donna c’è generalmente una fragilità sottostante, un grande sentimento di insicurezza e una carenza di fiducia in sé, che contrasta con le apparenze e che la rende centrata su se stessa e incapace di interessarsi agli altri. E’ una persona incline alla dipendenza affettiva che ha bisogno di essere amata, perfino adorata. Il suo grado di popolarità le interessa tantissimo, ha costantemente bisogno di conferme sulla propria desiderabilità. Gli scambi che mette in atto sono finalizzati a mettersi in mostra e non a incontrare e confrontarsi con l’altro: questo costante bisogno di sentirsi riconosciuta le impedisce di entrare in una comunicazione vera e sincera con il suo entourage.
L’allumeuse nasconde questo sentire. Delude molto dunque, pur avendo grandi qualità, perché spesso è una donna intelligente, creativa, dalla compagnia gradevole. Ma lei stessa è delusa e scoraggiata nel profondo. E’ un peccato, perché se riuscisse a lavorare su se stessa a prendere coscienza e cambiare il suo funzionamento sarebbe una compagna e un’amica validissima. Ma finché non intraprenderà un lavoro su di sé, con una psicoterapia; finché non acquisirà una maggiore fiducia in sé, sul suo valore reale e non sulle doti che sente di dover mostrare per essere apprezzata; finché non acquisirà una maggiore empatia, una maggiore capacità di porsi dal punto di vista dell’altro, questo non potrà avvenire e resterà prigioniera del suo modo di essere: continuerà ad attirare nella sua rete prede che poi avrà il rimpianto di vedere cadere.
Per approfondire gli aspetti paradossali della modalità comunicativa dell’allumeuse suggerisco di leggere questo interessante articolo: