Prendersi cura della propria e altrui fragilità
La fragilità nella nostra società fondata sui miti della forza, del successo, della performance appare come una debolezza da tacere e nascondere. Ma la fragilità non è un difetto: in essa si celano aspetti di sensibilità, di delicatezza, di profondità che forniscono una chiave relazionale importante che consente di riconoscersi negli stati d’animo e nelle emozioni altrui.
La fragilità è strutturale
La fragilità fa parte della vita, ne è struttura portante. Fragili in realtà noi lo siamo dalla nascita e per molto più tempo di qualsiasi altro essere vivente. Il nostro corpo è fragile perché esposto alla malattia, alla morte; ma anche la nostra mente è fragile perché soggetta a cambiamenti di umore, in balia degli eventi e di altre persone altrettanto fragili. Si nasce fragili e si continua ad esserlo diventando adulti. Nella vita si continuano ad affrontare dei momenti critici e si è costantemente messi alla prova. Il neonato, l’adolescente, l’anziano, la persona malata nel corpo o nella mente sono esempi di condizioni o fasi fragili della vita.
Accettare la fragilità
La fragilità fa parte di noi. Prendendosi per ciò che si è, nella propria complessità, con la propria forza e fragilità si accetta tutto l’insieme. Tutti abbiamo in noi delle sensibilità e delle risorse, tutti abbiamo la capacità di autorizzarci ad essere fragili. Questa è la vera forza: più si accetta la propria fragilità e più aumenta la fiducia in se stessi. E’ una questione di modo di guardarsi.
Quando si nega questa parte di noi stessi si rischia di mettere da parte la nostra umanità, ci si mette un’armatura e si diventa duri, freddi. La fragilità è la parte di sensibilità che ci rende capaci di empatia, di metterci al posto degli altri.
Fragilità come chiave relazionale
Accettando le proprie fragilità, trattandosi con benevolenza, ci si giudica meno e si giudicano meno gli altri, si coltivano relazioni migliori, si è più sensibili e capaci di instaurare relazioni autentiche con le altre persone.
E’ proprio dalla fragilità che nasce la nostra attitudine alla relazione:
– Senza la vulnerabilità non saremmo reciprocamente bisognosi e dipendenti dalle cure degli altri, non si sarebbe sviluppata la capacità di “fare insieme”, di chiedere aiuto e aiutare.
– Senza le nostre contraddizioni, i nostri conflitti interiori non potremmo comprendere punti di vista diversi dai nostri e accettare modi di sentire diversi.
– Senza le nostre ferite e le nostre paure non potremmo riconoscere le ferite e le paure degli altri e avvicinarci ad esse.
Come afferma Eugenio Borgna, autore del libro “La fragilità che è in noi”: “non ci possono essere relazioni autentiche con gli altri se non quando ci sia in noi la percezione radente della natura profonda delle nostre emozioni che si rivela nella loro fragilità; e questa da una parte ci induce a nasconderle, a proteggerle, a difenderle, a farle crescere e a farle maturare nella solitudine dell’incontro con la nostra anima, e dall’altra ci porta a riconoscere le fragilità degli altri, a sentirle come nostre, a sorreggerle, a creare ponti che trascendano la nostra individualità e ci immergano nella infinitudine dell’intersoggettività”.
Prendersi cura della fragilità
Prendendosi cura di sé, della propria fragilità, attraverso l’accoglienza e il rispetto per se stessi si ha la possibilità di aprire, di allargare la cura agli altri. Vi sono situazioni umane di grande fragilità che possono essere accresciute e straziate dalla noncuranza, dall’indifferenza, dalla leggerezza altrui. Per prendersi cura dell’altro bisogna lasciarsi coinvolgere, immedesimarsi. Solo l’intuizione e la sensibilità ci consentono di entrare in risonanza, di metterci in ascolto dell’altro e di trovare parole delicate, capaci di trasmettere coraggio e speranza. Mi prendo cura dell’altro rispettandolo e accogliendolo con le sue fragilità, le sue forze, le sue difficoltà, la sua personalità.
La fragilità non è un difetto ma un punto di incontro con l’altro, che nella riscoperta della nostra condizione umana ci fa ritrovare più uniti. Immedesimandoci e rispecchiandoci nella fragilità di chi ci sta accanto riscopriamo la nostra umanità e ci scopriamo persone capaci di prenderci cura dell’altro.