Parlare di disturbi psicosomatici significa addentrarsi nel terreno spinoso e ancora non del tutto risolto del rapporto mente – corpo. Dare valore alle componenti psichiche di condizioni di sofferenza fisica, data la tuttora prevalente visione organicista che scinde mente e corpo come entità distinte, rischia di essere letto come un tentativo assai poco rigoroso di togliere valore al corpo, agli aspetti medici e alla sofferenza stessa della persona: come se dire che un disturbo è psicosomatico fosse l'equivalente di dire che si tratta di un malessere da prendere poco sul serio.
Non è così. Se pensiamo ad esempio ad un'ulcera peptica, dare attenzione agli aspetti emotivi correlati a questo disturbo non contrasta con l'evidenza medica di lesioni ulcerose e con la necessità di cure farmacologiche. Lungi dal voler togliere valore agli aspetti medici delle condizioni di sofferenza fisica, che vanno sempre indagati e curati anche farmacologicamente, parlare di disturbi psicosomatici significa aprirsi a un approccio che guarda all'uomo come un tutto unitario, che non scinde corpo e mente, organico ed emotivo ma li considera come aspetti interconnessi e interagenti.
I disturbi psicosomatici o disturbi da sintomi somatici (secondo la classificazione del DSM-5) sono malattie nelle quali, nonostante spesso sia presente una componente organica, si possono sempre individuare dei fattori psicologici ed emotivi che causano o aggravano la sintomatologia.
Possono essere divisi in tre gruppi:
- disturbi fisiologici o anormalità strutturali in cui fattori psicologici e fattori costituzionali concorrono a produrre il disturbo: ad esempio ulcera, colite, dermatite ecc.
- disturbi fisici primari che sono peggiorati da processi psicologici: ad esempio in un paziente cardiopatico ansia e depressione possono favorire scompensi cardiaci.
- alterazione della sensazione o del movimento senza nessuna patologia organica evidenziabile: isteria, deliri somatici ecc.
I disturbi da sintomi somatici più comuni sono:
- a carico dell'apparato gastrointestinale: gastrite, colite, ulcera.
- a carico del sistema muscoloscheletrico: cefalea tensiva, dolori cervicali, crampi, fibromialgia, stanchezza cronica.
- a carico dell'apparato cardiocircolatorio: tachicardia, ipertensione, aritmie.
- nel sistema cutaneo: dermatiti, acne, pruriti, psoriasi, orticaria.
- disturbi pseudo – neurologici, in assenza di alterazioni organiche (sintomi da conversione): alterazione dell'equilibrio, paralisi, cecità, sordità, attacchi epilettoformi.
Per comprendere il meccanismo alla base dei disturbi psicosomatici, cioè come lo stress, l'ansia, la rabbia e molte altre emozioni possano incidere sul corpo, bisogna capire l'intreccio somato psichico alla base delle nostre emozioni e la modalità straordinariamente veloce con cui vengono elaborate a livello sensomotorio le informazioni e gli stimoli ambientali. Cercando di semplificare, possiamo dire che le emozioni prima di essere esperienze mentali, prima ancora di essere percepibili e pensabili (ho paura, ansia, sono felice, arrabbiato ecc.), sono esperienze fisiche, sono avvertite come stati neurovegetativi di attivazione di fronte a certe situazioni. Per esempio, un neonato di fronte a un rumore forte e improvviso si mette a piangere non perchè pensa che stia accadendo qualcosa di pericoloso e avverte paura ma perché il rumore attiva automaticamente la reazione fisica del pianto, funzionale a favorire l'accudimento di chi è presente e quindi alla sua sopravvivenza. Questa modalità veloce e immediata di elaborazione sensomotoria delle informazioni, mediata a livello cerebrale dal sistema nervoso autonomo, ci accompagna per tutta la vita e produce risposte vegetative: sensazioni tattili e viscerali, tensioni e posture muscolari, movimento e immobilità, sensazioni di stabilità e instabilità del nostro corpo.
Le emozioni sono le etichette che, di volta in volta, assegnamo a queste sensazioni fisiche e ci permettono, nelle diverse circostanze, di capire ciò che sta accadendo e ciò di cui abbiamo bisogno in un dato momento. Se ad esempio stiamo parlando con una persona e cominciamo ad avvertire un certo nodo allo stomaco ci dobbiamo chiedere che cosa ciò significhi. Sono in ansia perché mi sento giudicato? Sono in ansia perché non ho tempo da perdere? Sono arrabbiato perché questa persona mi sta dicendo qualcosa di offensivo? Mi sento attratto da questa persona? Oppure la sensazione ha semplicemente a che fare con un problema fisico: non ho digerito, oppure ho fame?
I malesseri psicosomatici compaiono quando il sistema di elaborazione sensomotorio rimane a lungo inascoltato, per il timore o l'impossibilità di entrare in contatto intimo con le proprie emozioni: quando cioè non avviene quel processo di elaborazione emotiva mediante il quale è possibile prestare ascolto alle proprie sensazioni fisiche, dare loro un significato in funzione di quello che sta accadendo e prendere i dovuti provvedimenti. Possono essere paragonati alla spia di segnalazione dell'automobile che continua a suonare insistentemente e sempre più forte per avvisarci che la cintura di sicurezza non è stata allacciata e viene silenziata solo una volta che questa operazione è stata effettuata. Emozioni di rabbia repressa, ansia e tristezza che non possono essere sentite e pensate resteranno confinate nel corpo. Sensazioni fisiche, anche intense, ma orfane cioè prive di un processo di elaborazione emotiva, sensazioni che non hanno trovato un'emozione che dia loro il diritto di esistere e produrre un'attivazione funzionale al ristabilirsi di un'equilibrio, potranno essere canalizzate in un malessere fisico: si tradurranno quindi in fastidi, disagi, dolori, sensazioni inspiegabili, tensioni muscolari croniche e tutto ciò che rientra nella categoria dei disturbi psicosomatici.
Nella mia esperienza clinica, è raro che un paziente giunga alla consultazione in modo specifico per la cura di un disturbo psicosomatico, ma la descrizione di sintomi psicosomatici accompagna frequentemente il colloquio clinico come uno dei canali attraverso i quali il paziente esprime il proprio disagio.
Vediamo brevemente una situazione a titolo esemplificativo:
Anna accede alla terapia per una problematica di tipo relazionale, un problema di dipendenza affettiva, ma riferisce fin dal primo colloquio di soffrire spesso di mal di testa. Durante il percorso l'importanza del malessere fisico della paziente e il rapporto con le sue problematiche emotive si chiarisce maggiormente quando la donna racconta di soffrire, a momenti alterni, di svariati disturbi fisici: mal di testa, gastrite, colite. La paziente attribuisce questi sintomi al modo di condurre la propria vita e all'incapacità di restare da sola (a contatto con le proprie emozioni), quando si tratta di una condizione subìta: “non sono capace di stare nella nullafacenza, se sono da sola esco trovo un'occupazione, non so stare da sola se non è una scelta”.
Occuparsi di disturbi psicosomatici, in un percorso psicoterapeutico significa aprirsi, nel rapporto con il paziente a un ascolto a 360 gradi che non accoglie solo la condizione di disagio elaborata e mentalizzabile ma anche le componenti psicologiche ed emotive che non sono ancora pensabili e che possono essere espresse dal paziente solo attraverso il corpo, con l'obiettivo di favorire una maggiore consapevolezza di sé da parte del paziente.
Nella visione psicodinamica della relazione psicoterapeutica l'unico atteggiamento possibile dello psicologo e dello psicoterapeuta, di fronte a un disturbo psicosomatico, è quello di ascoltare attentamente e di partecipare empaticamente al disagio del paziente, ai sintomi descritti e ai significati sottostanti, cercando di spostare pian piano la sua attenzione (descrizione) ansiosa dai sintomi ai vissuti. Sotto il sintomo c'è la possibilità di ascoltare l'altro: lasciarlo parlare, essere disponibili ad aiutare il paziente affinché possa esprimere i propri vissuti o ciò che non riesce ancora a dire con le parole e che comunica principalmente e storicamente con il corpo.
Fonti bibliografiche:
Intervista a Massimo Biondi: “La medicina psicosomatica oggi: ricerche e terapie appropriate” a cura di Fausto Agresta
“Dizionario di Psicologia” a cura di Umberto Galimberti
“Principi di terapia cognitiva” di Aaron T. Beck
“Paura di sentire. Come gestire il pericolo delle emozioni” di Michele Giannantonio
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