Tecnologie digitali, stili di consumo e “cattive abitudini”
Smartphone in tasca e console PS4 a casa. Sempre reperibili e sempre connessi con gli amici reali e virtuali, grazie a whatsapp, ai social network e alla rete. Se ci serve un’informazione la cerchiamo su internet, su wikipedia, se non troviamo la strada consultiamo il navigatore. In rete facciamo i nostri acquisti, ascoltiamo musica, guardiamo video. Grazie a giochi che ci coinvolgono a 360 gradi, troviamo opportunità sempre più realistiche di intrattenimento e di svago. La tecnologia, la rivoluzione digitale hanno cambiato le nostre vite, il modo di accedere alle informazioni e di comunicare in forme che fino a pochi anni fa sarebbero risultate fantascientifiche.
Lo sviluppo tecnologico: una grande opportunità
Lo sviluppo tecnologico e la digitalizzazione delle informazioni ci hanno offerto indubbie opportunità: la possibilità di accedere velocemente a moltissime informazioni, di comunicare con persone lontane, di condividere contenuti, di acquistare con un click. Questi vantaggi sono ancora più significativi se pensiamo alle possibili applicazioni in campo medico e agli utilizzi per le persone anziane e disabili e non possono che aumentare grazie al continuo sviluppo della ricerca in questi campi. Per fare solo uno dei tanti esempi è già in fase di sperimentazione un progetto che a breve permetterà ai bambini costretti a lunghe degenze in ospedale di assistere e partecipare alle lezioni scolastiche grazie a un piccolo robot e all’uso di un tablet. Il robot Ivo, questo è il suo nome, seguirà le lezioni e le trasmetterà in diretta al bambino che tramite app potrà comandare l’automa su ruote partecipando e interagendo come se fosse in classe.
Il rischio delle “cattive abitudini”
La rivoluzione digitale e tecnologica nella quale siamo immersi non offre però solo vantaggi, come ci illustra Maurizio Fea nel suo libro “Le abitudini da cui piace dipendere”, ma ci espone anche ad alcuni rischi di cui è importante rendersi consapevoli per evitare di trasformarci da fruitori della tecnologia a semplici detentori di abitudini eterodirette, cioè sollecitate dagli interessi del mercato.
Come illustra l’autore, da una prospettiva che spazia dalle basi neurologiche, agli aspetti sociologici e psicologici che orientano il comportamento umano, lo sviluppo di tecnologie che agiscono sui meccanismi delle scelte e delle gratificazioni è potenzialmente in grado di plasmare il nostro comportamento e può favorire l’instaurasi inconsapevole di “cattive abitudini”, ossia abitudini che hanno conseguenze negative e rischiano di sfuggire al controllo di chi ne è soggetto.
La gran parte del comportamento umano non è determinato da decisioni intenzionali e consapevoli, ma da abitudini, cioè azioni svolte in modo automatico, senza il bisogno di un controllo cosciente: ad esempio, non abbiamo bisogno di pensare quando ci laviamo i denti, quando prepariamo il caffè, ma mettiamo il “pilota automatico”. Questo ha un valore adattivo per l’uomo perchè rende veloce la nostra risposta agli stimoli e libera spazio mentale per problemi cognitivi più complessi, ma ci rende vulnerabili di fronte a strumenti in grado di condizionare i nostri meccanismi del piacere e della motivazione e ci mette a rischio di creare delle routine disadattive nell’illusione di avere una risposta veloce e immediata ai nostri bisogni: soddisfare la curiosità, emergere dalla noia, dimenticare i problemi, sentirsi importanti, avere consenso, placare l’ansia. Pensiamo al potente effetto di ricompensa sociale che offrono i like dei social network o all’effetto di riduzione dell’ansia, di evasione dai problemi che può fornire l’immersione nel mondo di Minecraft, per fare degli esempi. A questo proposito mi torna in mente il testo di una famosa canzone dei Club Dogo: “Sto lontano dallo stress, fumo un po’ e dopo gioco a P.E.S, Pato, Mexes, Messi, Valdes, fumo un po’ e dopo gioco a P.E.S, accendo e dico : Oooh Yess, fumo un po’ e dopo gioco a P.E.S”.
Gli strumenti tecnologici immessi sul mercato vengono pensati e sviluppati per favorire il loro consumo, per agganciarci e tenerci agganciati, hanno bisogno del nostro bisogno. Senza arrivare a parlare di dipendenza e di possibili derive patologiche, il rischio per tutti noi è di diventare consumatori distratti, voraci, compulsivi e coltivare delle “cattive abitudini”, delle routine disadattive sotto la spinta di sollecitazioni vissute in modo passivo e acritico.
La sfida della complessità
Come affrontare la complessità dell’era tecnologica e digitale?
Personalmente ritengo che non si possa tornare indietro, rinunciare agli strumenti che possediamo, così come non mi sembra utile il proibizionismo in termini educativi. A questo proposito è recente la notizia di una proposta di legge su cui starebbe ragionando il governo inglese per la quale si vorrebbero costringere i social network a limitare l’utilizzo ai minori dopo un certo limite di tempo. Come commentava il giornalista dell’articolo da cui ho tratto questa notizia, e’ facile pernsare come questa legge potrebbe essere aggirata facilmente dai ragazzi cambiando semplicemente la data di nascita.
Non si tratta quindi, a mio parere, di astenersi dall’uso delle nuove tecnologie e, come educatori, di proibirne l’utilizzo ma di prestare attenzione, avere uno sguardo critico, favorire la consapevolezza della fallacia dei nostri sistemi decisionali in rapporto a strumenti in grado di erogare immediate gratificazioni e formare abitudini potenzialmente patogene. Si tratta di educarci ed educare ad un uso responsabile e creativo dei potenti mezzi a disposizione e offrire e darsi alternative. E’ importante chiedersi che cosa si sta facendo, che cosa fanno i nostri figli quando stanno in internet o su un social network o su un gioco virtuale, è importante riconoscere eventuali routine disfunzionali, “cattive” abitudini e prestare ascolto ai bisogni a cui rispondono per individuare risposte diverse e autenticamente soddisfacenti.
Vediamo alcuni esempi:
- i giochi virtuali permettono di sfidare amici a distanza, offrono momenti di distrazione, ma possono diventare un modo prevalente di gestire la noia ed evadere i problemi, con conseguente insoddisfazione e impoverimento personale. Attività come fare sport, leggere, imparare a suonare uno strumento sono più faticose, richiedono impegno perchè non sono immediatamente gratificanti, ma alimentano l’autostima e forniscono un’autentica soddisfazione.
- i social network sono strumenti di condivisione, di scambio che forniscono una soddisfazione immediata al proprio bisogno di conferma, di socializzazione e rischiano per questo di abituarci a esaurire in essi tali bisogni. Il rischio è di trasformare questi luoghi virtuali in posti in cui rifugiarsi per non vivere la fatica delle relazioni reali: è importante non confondere un like e un emoticon con una stretta di mano o un abbraccio.
- internet e la rete sono importanti strumenti di divulgazione: è comodo e utile avere risposte immediate a tutte le nostre domande, ricevere notifiche su ciò che ci interessa. Il rischio però è di restare chiusi dentro “bolle” di informazioni e punti di vista non troppo dissimili da ciò che già ci è noto e dalle nostre precedenti opinioni e di abituarci a un’informazione superficiale. E’ indispensabile coltivare la propria curiosità per aprirci a ciò che non conosciamo, approfondire le informazioni, andare alla fonte di ciò che ci viene proprosto.
Le abitudini, anche le “cattive abitudini” sono rassicuranti, tranquillizzanti rispetto all’incertezza e al rischio, alla fatica della vita reale e possono essere difficili da abbandonare, ma alla lunga ci imprigionano e riducono la nostra soddisfazione e autostima. Riprendere la guida del nostro “pilota automatico” è sempre possibile, anche se richiede fatica. Sperimentarsi nella vita e nel rapporto con gli altri, compiere attività che non danno una gratificazione immediata ci libera e ci rafforza.
Le innovazioni tecnologiche hanno aumentato la complessità delle nostre vite, ci offrono più stimoli e più possibilità. Questo può aiutarci a vivere meglio, ma ci espone anche a dei rischi e può peggiorare le nostre vite. Possiamo diventare burattini manovrati dai fili della logica del mercato o attivi e creativi fruitori di strumenti innovativi: la scelta tra l’una e l’altra di queste opzioni dipende da noi.
Vi invito ad andare alla fonte, ad approfondire con questa lettura:
Maurizio Fea (2017),“Le abitudini da cui piace dipendere”, Ed. Franco Angeli.